"Intimate Tales" è la nuova mostra che Monica De Cardenas inaugura a Milano il prossimo 4 aprile e che vedrà protagonisti Leonardo Devito, Louis Fratino, Nikki Maloof, Danielle Orchard e Alessandro Teoldi. Cinque amici nella vita ma soprattutto cinque artisti uniti nel loro lavoro da un nuovo e comune linguaggio figurativo che guarda alle avanguardie degli anni Venti del ‘900 - cubismo, espressionismo e realismo magico - e da una ricerca pittorica che mette al centro il racconto in immagini della loro vita personale, in una ricerca che oscilla tra esperienza quotidiana e immaginazione.
Leonardo Devito (*1997 a Firenze, vive a Torino)
Profondamente ispirato dalla tradizione rinascimentale, Devito parte da un’iniziale immagine mentale, per poi lasciare che sia la pittura a guidare il processo creativo, espandendola, trasformandola e infine dissolvendola. I disegni esposti sembrano evocare una dimensione onirica, in cui riferimenti espliciti all’arte del Trecento e Quattrocento italiano si intrecciano con elementi contemporanei, creando una “frammentazione di periodi”. In questo dialogo tra epoche e linguaggi, Devito combina realismo ed elemento fantastico, dando forma a mondi alternativi in cui il familiare si trasforma in qualcosa di inaspettato.
Louis Fratino (*1993, Annapolis, Maryland, vive a New York)
Celebre per le figure dei suoi dipinti e dei suoi disegni che ritraggono il corpo maschile e catturano l’intimità e la tenerezza della vita quotidiana queer, per Fratino «la pittura è la manifestazione fisica di un dialogo interiore». Nei suoi soggetti che includono l’artista stesso, il suo partner, amici e familiari, il corpo umano diventa forma ed espressione di una urgente carica emotiva. Presente in Italia fino a metà maggio con una personale presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, l’artista è stato uno dei protagonisti della 60ª edizione della Biennale di Venezia e i suoi lavori sono presenti nelle collezioni di importanti musei pubblici e collezioni private internazionali.
Nikki Maloof (*1985, Peoria, Illinois, vive a New Yrok), che espone per la prima volta in Italia, esplora il mondo degli oggetti quotidiani attraverso una serie di disegni a matita in cui il cibo, la tavola e gli elementi domestici occupano il centro della composizione. Come nelle opere in Domenico Gnoli, anche in quelle di Maloof gli oggetti vengono isolati e ingranditi, caricati di una presenza che li rende più che semplici elementi d’uso quotidiano. L’intera varietà di oggetti raffigurati da Maloof non ci rivela il mondo circostante, ma all’opposto, operando per esclusione, si inserisce nel mondo stesso, costruendo un’immagine che sembra voler rivelare l’essenza stessa delle cose.
Danielle Orchard (*1985, Fort Wayne, Indiana, vive a New York)
Nel corso degli anni, il corpo femminile e la maternità sono diventati temi centrali della sua ricerca artistica. Queste tematiche trovano espressione in una serie di disegni a carboncino che esplorano l’intimità e la fisicità di queste esperienze. Le sue figure femminili, ispirate alla tradizione modernista, si distinguono per una sensibilità che restituisce con delicatezza la dimensione emotiva della cura e della protezione. Il suo modo di rappresentare il legame tra le donne e il loro stesso corpo rivela un’intimità profonda con questi temi, che emergono non solo come soggetti iconografici, ma come esperienze vissute. Nei disegni di Orchard, i corpi si sfiorano, si intrecciano in gesti di affetto e contatto, comunicando una tenerezza palpabile. L’artista americana, già molto conosciuta a livello internazionale, espone per la prima volta in Italia.
Alessandro Teoldi (*1987, Milano, vive a New York) costruisce il suo racconto attraverso frammenti visivi raccolti nel tempo: scatti conservati sul telefono, così come immagini recuperate da un archivio personale. Il corpus di collage in mostra è realizzato dipingendo su carta con colori a olio, acrilico, pastello e carboncino. Il risultato è un’analisi approfondita sul processo del collage, che Teoldi ha iniziato a esplorare negli ultimi due anni, come naturale evoluzione del suo lavoro con il tessuto. Questo passaggio rappresenta un’estensione della sua ricerca artistica, in cui il gesto del ritaglio e della sovrapposizione diventa un’indagine sulla memoria, sulla composizione e sulla trasformazione della materia.