Conosciuto per il suo distintivo approccio alla musica, Tarek Atoui (Beirut, Libano, 1980; vive e lavora a Parigi) indaga le proprietà acustiche e le modalità con cui elementi quali acqua, aria, pietra e bronzo, assorbono il suono e lo restituiscono con sfumature inattese. Questo processo instaura dinamiche di aggregazione e curiosità nel visitatore, al quale viene richiesto un ruolo attivo e partecipativo. Gli ambienti sonori creati dall’insieme delle opere presenti nello spazio suggeriscono esperienze di ascolto e stimolano processi di apprendimento non tradizionali.
Dopo una formazione in ambito musicale, Atoui ha esplorato le proprietà del suono attraverso la performance e successivamente ha ampliato le sue ricerche sulla spazialità di un oggetto relazionandosi con il contesto artistico. Nella sua carriera ha lavorato con compositori e artigiani di diversi Paesi per l’invenzione e alla produzione di strumenti dalla forte impronta scultorea che combinano una vasta gamma di materiali e competenze. Utilizzando apparecchi elettronici e software, l’artista riflette sulle odierne realtà sociali e politiche, rivelando come la musica e le nuove tecnologie costituiscano importanti aspetti dell’espressione e dell’identità. La valenza educativa e i rapporti sociali sono aspetti costitutivi della pratica di Atoui, che spesso collabora con diverse comunità locali e invita il visitatore a interagire e a sperimentare i suoi ambienti multisensoriali.
“Improvisation in 10 Days” è il titolo della mostra di Tarek Atoui. Attingendo da un termine specifico del linguaggio musicale, Atoui esplora le potenzialità compositive in uno spazio, mettendo in dialogo le connotazioni materiali, scultoree, architettoniche e relazionali delle opere con la natura immateriale dei suoni e i loro riverberi nei corpi e nelle cose. Usando lo Shed come una grande tela bianca, l’artista disgrega e ricompone le opere appartenenti a una sua mostra precedente, e abbracciando l’identità dello spazio (un luogo di produzione) e le specifiche temporali (i giorni di allestimento) “improvvisa” movimenti, armonie e sintonizzazioni per creare un’esperienza collettiva e un ambiente sonoro. È la prima volta che Atoui concepisce una mostra come un vero e proprio dispositivo capace di evolversi e materializzarsi nel tempo in una certa situazione, innescando una relazione dinamica tra lo spazio, gli strumenti e le persone. Il vero potenziale del progetto giace proprio nel suo stato "dinamico”, nella sua apertura al mutamento.
I lavori di Tarek Atoui sono concepiti come progetti in continua evoluzione che cambiano nel tempo e si adattano ai diversi contesti in cui vengono presentati. L’artista spesso prende ispirazione da lavori passati che vengono reimmaginati, creando ogni volta un’esperienza poetica e una sensibilità differente. La sua ricerca inizia sempre con un paradigma acustico, sperimentato per esempio attraverso workshop con comunità locali di artigiani, ricercatori o musicisti, per poi arrivare a una produzione scultorea e installativa che invita a un approccio meditativo e plurisensoriale. Nel suo lavoro, infatti, il suono assume connotati materici, e oltre all’ascolto, questo può essere tramesso e percepito tramite la vibrazione, la sollecitazione meccanica di una superficie o l’esperienza tattile. La mostra presenta tre corpus di lavori esposti armoniosamente nello spazio e in dialogo con la luce naturale.
La mostra sarà accompagnata da una monografia pubblicata da Marsilio Editori. Il volume racconterà, attraverso una poetica narrazione visiva, la mostra di Pirelli HangarBicocca e le precedenti personali dell’artista esposte in tre istituzioni internazionali.