Galleria Raffaella Cortese continua l’approfondimento sull’opera dell’artista Yael Bartana, presentando in anteprima un’installazione audiovisiva, in concomitanza con la partecipazione dell’artista alla 60. Mostra Internazionale d’Arte la Biennale di Venezia come co-rappresentante del Padiglione tedesco con il progetto Light to the Nations.
La mostra, una personale ospitata nello spazio di via Stradella 7, rappresenta un ulteriore passo avanti nel viaggio visionario di Bartana volto ad esplorare l’interazione tra utopia e distopia. Una continua ricerca sulla capacità umana di sperare sulla possibile redenzione della nostra specie e la salvaguardia del mondo che ci sostiene.
Con il suo progetto Light to the Nations Bartana esplora la fuga dell’umanità verso uno spazio chimerico e incerto in cui il salvabile riacquisti una rinnovata energia.
Il nuovo video Mir Zaynen Dor! (We Are Here!), commissionato dal centro artistico ebraico-brasiliano Casa do Povo, rappresenta il fulcro della mostra, il primo passo auspicabile di un viaggio utopico che corre lungo l’intera esposizione.
L’opera si basa principalmente sul rapporto tra la parola cantata e la coreografia collettiva di un coro, in bilico tra passato e presente, tra memoria e “pre-enactment”. Bartana riunisce due gruppi provenienti da due diverse diaspore, Coral Tradição, un coro le cui origini risalgono all’ormai distrutto Yiddishland (territorio ebraico transnazionale che si estendeva nell’Europa orientale e si definiva attraverso l’uso della lingua yiddish), e Ilú Obá De Min, un ensemble di musica di strada afro-brasiliana la cui produzione attinge alla cultura Candomblé e alle comunità dei Cimarroni (quilombo).
Un invito a immaginare nuovi corpi collettivi al di là di etichette identitarie fisse. Un vero esercizio di possibili e speranzose alleanze volte a costituire parte della comunità del futuro, in cui il potere del canto e della danza riacquista il suo valore primordiale.
L’opera Generation Ship é il modello dell’astronave Light to the Nations: una promessa di salvezza, simbolo del conclamato progetto di Bartana alla Biennale e fulcro della sua visione futuristica, che simboleggia la possibilità concreta di una dipartita. Sovrapponendo tecnologie immaginarie e dottrine mistiche, Yael Bartana considera la Generation Ship come qualcosa che preserva la vita e la tradizione nello spazio. Poiché i viaggiatori vivranno in questa astronave per eoni, essa deve essere in grado di sostenere l’esistenza umana nella sua pienezza, permettendo agli abitanti di evolversi, cambiare, crescere, sviluppare nuove tecnologie, preservare la propria cultura e crearne una nuova. La Generation Ship, progettata sulla base delle “Dieci Sefirot” della Kabbalah ebraica (un diagramma composto da dieci sfere, espressione delle dieci sfaccettature di Dio) è costituita da altrettante sfere, tra cui: eredità culturale, spazio pubblico, agricoltura, riciclaggio, quartieri abitativi, educazione, ricreazione, mentre le restanti verranno sviluppate in futuro.
L’opera al neon Utopia Now!, che si staglia nello spazio espositivo, rappresenta un invito diretto e immediato a riflettere sul concetto di utopia nel presente, sottolineando il contrasto e la tensione tra speranza e disillusione che permea l’intera mostra.
Di fronte alla nave generazionale Light to the Nations, quattro grandi fotografie di pini romani, Pinus (1,2,3,4) – ora a rischio di estinzione e quasi spettrali nell’aspetto – suggeriscono un futuro distopico. Mentre ci dirigiamo verso l’ignoto, l’incertezza si manifesta in forme sfocate, e questi alberi appaiono sussurrando movimenti e accennando a un nuovo mondo, o forse a un mondo destinato a scomparire.